La Giornata della Memoria è una ricorrenza dal significato profondo e dall’estremo valore simbolico. Non solo ricordiamo le vittime dell’Olocausto per mano dei nazifascisti, che decisero di attuare uno sterminio folle, un genocidio ai danni di ebrei, rom, persone con disabilità, omosessuali, slavi, dissidenti. Facciamo anche memoria di un capitolo buio della nostra storia e di quella del mondo intero con l’obiettivo di riconoscere le cause storiche e sociali che resero possibile quell’orrore. 
Nei libri di scuola, negli incontri, nelle testimonianze, i ragazzi, ma anche gli adulti, si affacciano alla conoscenza e alla comprensione di fatti di una violenza inaudita che toccano nell’anima. È quello che successe anche a me, ancora studentessa delle superiori, quando lessi il Diario di Anna Frank. Decisi di scriverle una lettera, che ripropongo qui, per rispondere alle domande che si poneva la giovane ragazza ebrea e per esprimere i miei pensieri di adolescente al cospetto di una vicenda immensa e straziante.
Anna con il suo diario di racconti quotidiani, intrecciati al dolore per la persecuzione nazista che subì, è entrata nelle vite di tutti noi e le ha segnate.

L’ordinarietà delle sue giornate, pur nella clandestinità della sua vita, ci ricorda che quella pagina di storia va tenuta sempre bene a mente per fare in modo che non si ripeta. E soprattutto, bisogna lavorare perché la diversità non sia mai qualcosa da “sterminare”, ma qualcosa da apprezzare e valorizzare, perché fatta di tante unicità.  

Cara Anna,
Rispondo alla tua lettera, scritta nel tuo diario, quasi 60 anni fa, quando eri nascosta con i tuoi cari, per non essere catturata e uccisa. Le speranze che avevi allora, nonostante tu rischiassi in ogni momento di essere presa dai nazisti, mi hanno fatto pensare a quanto tutti noi siamo fortunati a non dover provare la tua paura e la tua tristezza. Anche io tante sere mi ritrovo a guardare il cielo e a sperare che la fortuna e la felicità bussino alle porte della mia vita, ma mi rendo conto che è stupido sperare in cose che, in un modo o nell’altro, sono già presenti nella mia quotidianità. Penso anche che molti di noi non capiscono quanto sia importante vivere umilmente e pensare a cose più importanti di un vestito nuovo o dell’ultimo modello di cellulare. Spero per me e per i miei coetanei di non provare la paura, la solitudine e la tristezza che tu, senza volerlo, hai dovuto sopportare dentro il cuore. Mi ha colpito la tua inarrestabile speranza, nonostante tutto ciò che accadeva a attorno a te e anche la fede che avevi riposto nella bontà dell’uomo, che è stata tradita. È stato proprio l’uomo a spazzare via la tua vita con spietata cattiveria, ma non è riuscito a cancellare i tuoi sentimenti, i tuoi ideali, le tue paure, i tuoi pensieri e le tue parole che ogni adolescente porta con sé nel cuore. Anche se non sei fra noi, viva, sei nei nostri pensieri. Arrivederci Anna e spero che quella felicità che non hai vissuto nella vita terrena, tu la viva in paradiso o dovunque la tua anima sia.

Celeste